L’idea di installare un ripetitore a Finale Ligure è maturata
nell’estate del 1982 per due motivi: primo perché la zona del Finalese
non era servita da alcun impianto ripetitore, e “non”
secondariamente perché in quel periodo mi accingevo a costruire una
postazione per ponti radio in vetta alla collina della Caprazoppa tra
Finale e Borgio Verezzi.
Così, nel mese di Settembre 1982, mentre
di giorno seguivo i lavori di costruzione della postazione (e lavoravo
anche io duramente !!), di sera per riposarmi portavo avanti il
montaggio dell’apparato.
Era da 1976 che facevo esperienza di
ripetitori, avevo costruito e messo in esercizio l’R1 di Imperia (ora
R0), e curavo la manutenzione dell’R3 del Beigua insieme con altri amici
di buona volontà tra cui ricordo I1 AQV – I1 RVB – I1 CTF – I1BJG tra i
più presenti a quest’avventura. Nel 1979 avevo iniziato anche a
lavorare professionalmente nel campo dei ripetitori, ed avevo quindi
maturato una serie di conoscenze ed esperienze preziose.
L’apparato R7A è stato progettato
all’insegna della massima semplicità e razionalità; costituito da tre
unità fondamentali, RX e TX i famosi moduli STE AR22 e AT26, la scheda
controllo e interfaccia autocostruita, così come l’alimentatore.
La filosofia era quella che il ripetitore
dovesse funzionare anche con la minima configurazione, anche in caso di
guasti o di rimozione di componenti o schede accessorie.
L’apparato era già dotato di alcune
“finezze” allora sconosciute nel mondo dei radioamatori, ma già
utilizzate in campo professionale, tra cui il decoder/encoder di subtoni.
Inizialmente il filtro era costituito da
quattro cavità autocostruite, e si utilizzavano due antenne collineari
separate per ricezione e trasmissione.
Nel Novembre 1982, finita la postazione e
terminato il montaggio dell’R7A, tutto entrò in funzione.
Nel 1985 veniva realizzata
l’interconnessione tra R7A e R7 di Savona e successivamente anche con R3
del Beigua ; dopo due anni, nel 1987 il famigerato Decreto Legge che
vietava l’interconnessione tra ripetitori decretava anche la fine di
questo vero link che forse è stato il primo in Italia, e fece anche
tramontare il progetto che avevamo, di creare una rete provinciale di
ripetitori radioamatoriali.
Per adeguarsi ai dettami del D.L., R7A
venne dotato di identificazione, e su questo modulo vorrei spendere due
parole perché merita di farlo. Il progetto è stato frutto della
collaborazione del compianto I1 CTF Stefano, e di Bruno IW1 PDY,
realizzato come prototipo da I1 CTF per dotare appunto di
identificazione l’R3.
Ed è stata una realizzazione geniale
perché con pochissimi integrati e altri componenti si sono ottenute
funzioni e automatismi di tutto rilievo, e che non ho mai ritrovato in
nessun altro ripetitore ascoltato, sia in zona che fuori. Testato il
prototipo, è toccato a me rendere definitivo e riproducibile l’
”oggetto” che, dotato di adeguato interfacciamento e di alcune
altre funzioni aggiuntive, è stato costruito in diversi esemplari ed è
andato in servizio su R7–R7A-R3-U3 ed U7, dove ha funzionato
ininterrottamente per oltre quindici anni (su R7A U3 ed U7
continua a funzionare ancora oggi).
Dal 1987 al 2004 il ripetitore R7A è
rimasto in esercizio senza alcuna modifica di rilievo e praticamente
senza un’ora di fuori servizio. Per due volte l’antenna è stata colpita
dal fulmine, ma senza causare alcun danno all’apparato.
Negli ultimi mesi del 2004, ho avuto modo
di visionare alcune cavità notch della Phelps Dodge, grande marca
americana, recuperate dai colleghi Dario IW1PV e Massimo IK1LBO per
costruire un nuovo duplexer per l’R3. Poiché ero in possesso di sei
cavità simili, ma non dotate di notch, mi venne l’idea di modificarle
dotandole appunto di filtri notch e di costruire un duplexer per l’R7A
in modo da poterlo collegare ad un’unica antenna.
Dopo un delicato e complicato lavoro
meccanico di modifica e costruzione di vari pezzi in ottone argentato,
cavetti vari calcolati, ecc., e grazie poi alla disponibilità degli
stumenti di Dario e Massimo, 120 Kg. di duplexer videro la luce. Sì,
pesava ben 120 Kg. (20 ogni cavità), però la soddisfazione fu grande
quando collegata l’antenna unica, il ripetitore prese a funzionare al
massimo delle sue possibilità, senza alcuna traccia di rientri di RF sul
ricevitore. La separazione tra RX e TX era di ben 120 Db !!Naturalmente
non potevo certo accontentarmi del sistema irradiante: l’antenna poteva
anche andare bene in quanto collineare con 5 dB di gain, ma la linea di
trasmissione che peraltro era in cavo Cellflex da ½” perdeva circa 2 Db.
Detto e fatto, in due ore di lavoro sostituii il cavo da ½ pollice con
uno nuovo da 7/8. La perdita di tutto il sistema (cavo, connettori,
codini) scese a 0,6 Db ed a questo punto mi resi conto che di più non
avrei potuto fare.
Viste le grandi prestazioni del
ripetitore, e siccome l’appetito vien mangiando, a seguito del fatto che
la Legge consentiva nuovamente l’interconnessione tra ponti radio
radioamatoriali, nel Febbraio 2005 rispolverai il vecchio apparato UHF
che anni prima venne utilizzato per il link con l’R7 di Savona e l’R3
del Beigua.
Moduli STE AR72 e AT76, il resto
tutto uguale all’ R7A. Bastava ricollegare un cavetto ed il gioco era
fatto, però non sapevo con quale altro ripetitore collegarmi.
L’idea sarebbe stata quella di ricostruire la rete provinciale
collegando R7 – R7A e R2A del monte Lingo, contattai i vari colleghi che
si occupavano degli altri ripetitori, ma la modifica degli apparati
esistenti per rendere operativo il link avrebbe richiesto del tempo. Non
avendo pazienza di aspettare pensai di effettuare un collegamento
provvisorio con l’U3 di Savona (da me costruito assieme all’R3 nel
1985), tanto per testare il sistema. Detto e fatto ordinai i quarzi,
operai alcune modifiche sull’apparato U3 e dopo poco tempo
l’interconnessione entrò in esercizio.
Fino a Settembre 2005 il collegamento tra
i due ripetitori era fisso, e la cosa poteva anche andare bene perché
notoriamente il traffico su entrambi è sempre stato molto scarso, quindi
anche attivando sempre i due impianti non si correva il rischio di
creare confusione, però i compromessi non sono mai stati il mio forte,
per questo nell’Agosto 2005 misi in funzione un R7A di riserva e
portato l’apparato principale in laboratorio, operai una bella serie di
modifiche e miglioramenti ottenendo il funzionamento attuale, e cioè la
possibilità di operare i due ripetitori in modo totalmente separato
(apertura con nota a 1750 Hz), o interconnessi se si utilizza il subtono,
oltre a svariati altri automatismi e facilitazioni operative che sarebbe
troppo lungo descrivere in questa sede.
Questa è la piccola storia dell’ R7A che
si intreccia a varie riprese con quella dell’ R3, dell’ R7, dell’ U3 e
dell’U7. Ho pensato di scriverla perché a distanza di tempo tutto viene
dimenticato (anche da me che ormai di neuroni ne ho più pochi !) ed
avevo il desiderio di far sapere alle nuove leve, quanto lavoro,
dedizione, passione, tempo ed anche………….soldi, sono necessari per
portare avanti questi impianti che dai più sono utilizzati ma poco
conosciuti, e da molti sono considerati con una sorta di tolleranza
perché ritenuti poco “radioamatoriali” rispetto ai collegamenti in iso.
7 Settembre 2005 Paolo
Canale I1 VFC
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