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QTH Finale Ligure Savona JN44EE Lat 44.10.02N Long 008.20.06E

 

 

Piccola   cronistoria   del   ripetitore   R7 Alfa   di   Finale  Ligure

 

L’idea di installare un ripetitore a Finale Ligure è maturata nell’estate del 1982 per due motivi: primo perché la zona del Finalese non era servita da alcun impianto ripetitore, e “non”  secondariamente perché in quel periodo mi accingevo a costruire una postazione per ponti radio in vetta alla collina della Caprazoppa tra Finale e Borgio Verezzi.

Così, nel mese di Settembre 1982, mentre di giorno seguivo i lavori di costruzione della postazione (e lavoravo anche io duramente !!), di sera per riposarmi portavo avanti il montaggio dell’apparato.

Era da 1976 che facevo esperienza di ripetitori, avevo costruito e messo in esercizio l’R1 di Imperia (ora R0), e curavo la manutenzione dell’R3 del Beigua insieme con altri amici di buona volontà tra cui ricordo I1 AQV – I1 RVB – I1 CTF – I1BJG tra i più presenti a quest’avventura.  Nel 1979 avevo iniziato anche a lavorare professionalmente nel campo dei ripetitori, ed avevo quindi maturato una serie di conoscenze ed esperienze preziose.

L’apparato R7A è stato progettato all’insegna della massima semplicità e razionalità; costituito da tre unità fondamentali, RX e TX i famosi moduli STE AR22 e AT26, la scheda controllo e interfaccia autocostruita, così come l’alimentatore.

La filosofia era quella che il ripetitore dovesse funzionare anche con la minima configurazione, anche in caso di guasti o di rimozione di componenti o schede accessorie.

L’apparato era già dotato di alcune “finezze” allora sconosciute nel mondo dei radioamatori, ma già utilizzate in campo professionale, tra cui il decoder/encoder di subtoni.

Inizialmente il filtro era costituito da quattro cavità autocostruite, e si utilizzavano due antenne collineari separate per ricezione e trasmissione.

Nel Novembre 1982, finita la postazione e terminato il montaggio dell’R7A, tutto entrò in funzione.

Nel 1985 veniva realizzata l’interconnessione tra R7A e R7 di Savona e successivamente anche con R3 del Beigua ; dopo due anni, nel 1987 il famigerato Decreto Legge che vietava l’interconnessione tra ripetitori decretava anche la fine di questo vero link che forse è stato il primo in Italia, e fece anche tramontare il progetto che avevamo, di creare una rete provinciale di ripetitori radioamatoriali.

Per adeguarsi ai dettami del D.L., R7A venne dotato di identificazione, e su questo modulo vorrei spendere due parole perché merita di farlo. Il progetto è stato frutto della collaborazione del compianto I1 CTF Stefano, e di Bruno IW1 PDY, realizzato come prototipo da I1 CTF per dotare appunto di identificazione l’R3.

Ed è stata una realizzazione geniale perché con pochissimi integrati e altri componenti si sono ottenute funzioni e automatismi di tutto rilievo, e che non ho mai ritrovato in nessun altro ripetitore ascoltato, sia in zona che fuori. Testato il prototipo, è toccato a me rendere definitivo e riproducibile l’ ”oggetto”  che, dotato di adeguato interfacciamento e di alcune altre funzioni aggiuntive, è stato costruito in diversi esemplari ed è andato in servizio su R7–R7A-R3-U3 ed U7, dove ha funzionato ininterrottamente per oltre quindici anni (su R7A  U3 ed U7 continua a funzionare ancora oggi).

Dal 1987 al 2004 il ripetitore R7A è rimasto in esercizio senza alcuna modifica di rilievo e praticamente senza un’ora di fuori servizio. Per due volte l’antenna è stata colpita dal fulmine, ma senza causare alcun danno all’apparato.

 Negli ultimi mesi del 2004, ho avuto modo di visionare alcune cavità notch della Phelps Dodge, grande marca americana, recuperate dai colleghi Dario IW1PV e Massimo IK1LBO per costruire un nuovo duplexer per l’R3. Poiché ero in possesso di sei cavità simili, ma non dotate di notch, mi venne l’idea di modificarle dotandole appunto di filtri notch e di costruire un duplexer per l’R7A in modo da poterlo collegare ad un’unica antenna.

Dopo un delicato e complicato lavoro meccanico di modifica e costruzione di vari pezzi in ottone argentato, cavetti vari calcolati, ecc., e grazie poi alla disponibilità degli stumenti di Dario e Massimo, 120 Kg. di duplexer videro la luce. Sì, pesava ben 120 Kg. (20 ogni cavità), però la soddisfazione fu grande quando collegata l’antenna unica, il ripetitore prese a funzionare al massimo delle sue possibilità, senza alcuna traccia di rientri di RF sul ricevitore. La separazione tra RX e TX era di ben 120 Db !!Naturalmente non potevo certo accontentarmi del sistema irradiante: l’antenna poteva anche andare bene in quanto collineare con 5 dB di gain, ma la linea di trasmissione che peraltro era in cavo Cellflex da ½” perdeva circa 2 Db. Detto e fatto, in due ore di lavoro sostituii il cavo da ½ pollice con uno nuovo da 7/8. La perdita di tutto il sistema (cavo, connettori, codini) scese a 0,6 Db ed a questo punto mi resi conto che di più non avrei potuto fare.

Viste le grandi prestazioni del ripetitore, e siccome l’appetito vien mangiando, a seguito del fatto che la Legge consentiva nuovamente l’interconnessione tra ponti radio radioamatoriali, nel Febbraio 2005 rispolverai il vecchio apparato UHF che anni prima venne utilizzato per il link con l’R7 di Savona e l’R3 del Beigua.    

Moduli STE AR72 e AT76,  il resto tutto uguale all’ R7A. Bastava ricollegare un cavetto ed il gioco era fatto,  però non sapevo con quale altro ripetitore collegarmi. L’idea sarebbe stata quella di ricostruire la rete provinciale collegando R7 – R7A e R2A del monte Lingo, contattai i vari colleghi che si occupavano degli altri ripetitori, ma la modifica degli apparati esistenti per rendere operativo il link avrebbe richiesto del tempo. Non avendo pazienza di aspettare pensai di effettuare un collegamento provvisorio con l’U3 di Savona (da me costruito assieme all’R3 nel 1985), tanto per testare il sistema. Detto e fatto ordinai i quarzi, operai alcune modifiche sull’apparato U3 e dopo poco tempo l’interconnessione entrò in esercizio. 

Fino a Settembre 2005 il collegamento tra i due ripetitori era fisso, e la cosa poteva anche andare bene perché notoriamente il traffico su entrambi è sempre stato molto scarso, quindi anche attivando sempre i due impianti non si correva il rischio di creare confusione, però i compromessi non sono mai stati il mio forte, per questo nell’Agosto 2005  misi in funzione un R7A di riserva e portato l’apparato principale in laboratorio, operai una bella serie di modifiche e miglioramenti ottenendo il funzionamento attuale, e cioè la possibilità di operare i due ripetitori in modo totalmente separato (apertura con nota a 1750 Hz), o interconnessi se si utilizza il subtono, oltre a svariati altri automatismi e facilitazioni operative che sarebbe troppo lungo descrivere in questa sede.

Questa è la piccola storia dell’ R7A che si intreccia a varie riprese con quella dell’ R3, dell’ R7, dell’ U3 e dell’U7. Ho pensato di scriverla perché a distanza di tempo tutto viene dimenticato (anche da me che ormai di neuroni ne ho più pochi !) ed avevo il desiderio di far sapere alle nuove leve, quanto lavoro, dedizione, passione, tempo  ed anche………….soldi, sono necessari per portare avanti questi impianti che dai più sono utilizzati ma poco conosciuti, e da molti sono considerati con una sorta di tolleranza perché ritenuti poco “radioamatoriali” rispetto ai collegamenti in iso.

  

7 Settembre 2005    Paolo  Canale   I1 VFC

Scheda di funzionamento

ripetitori R7A E U3 (e relativo link)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I1WNB   I1HLI   I1VFC   IK1RAR

un brindisi all'ombra dei tralicci

 

 

 

 
 

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